Alcuni volenterosi si sono recati in sala Ravezzi ad ascoltare un "predicatore pazzo e visionario" (cit.) che sproloquiava di birra.
La riflessione parte dal considerare che il mondo della birra artigianale (qualsiasi cosa ciò voglia dire) rappresenta poco più del 1% delle quote di mercato, mentre il numero dei microbirrifici cresce ogni anno più di quanto aumenti la quota di mercato. Questo a dire che è necessario, oltre che il sacrosanto piano di comunicazione di ogni azienda, anche intraprendere azioni tese a fare crescere il mercato nel suo complesso.
È necessario affermare la differenza tra birra prodotta da artigiani e birra industriale.
Portando l’attenzione sull’attitudine con la quale la maggior parte dei dipendenti dell’industria si reca al lavoro mi viene da dire che la filosofia che sottende il mondo della birra industriale è la medesima che ritroviamo in qualsasi altra azienda industriale, che so metalmeccanica. Nulla a che fare con la qualità del prodotto, che non è oggetto del presente post, ma se penso all’approccio che esiste nell’industria mi vien da dire che la birra industriale ha la stessa anima di un bullone.
La birra di artigiano è diversa e trova nella sua diversità ragion d’essere.
Lo stile di vita odierno sta cambiando le nostre abitudini. In particolare faccio riferimento a come vengano spesso distorti strumentalmente i significati delle parole. La tecnica di marketing più in uso nell’industria, è quella di favorire l’acquisto emozionale, l’acquisto d’impulso. Se l’emozione è connaturata all’acquisto (nel senso che ciò che acquistiamo, rappresentandoci deve anche emozionarci) perdere di vista la conoscenza di ciò che acquistiamo ci rende più vulnerabili come consumatori, ma in ultima analisi anche come persone, alla manipolazione dei grandi gruppi.
La facilità di accesso ai punti vendita, la creazione artefatta dei non luoghi, la riduzione dei tempi di acquisto e la trasformazione del momento di spesa in momento ludico, determinano un abbandono della nostra consapevolezza di consumatori. In questo modo consentiamo ad altri di decidere per noi ciò che acquistiamo.
Pertanto l’aumento di consapevolezza , di competenza diventano essenziali per renderci liberi nelle scelte.
In questo sono coinvolti tre attori :
- i degustatori
- gli appassionati "core"
- i produttori.
Ogni componente da il proprio contributo poichè ogni visione parziale rappresenta solo una parte. L’atteggiamento del degustatore che viviseziona il prodotto è fondamentale ma rischia di distogliere lo sguardo dal tutto. La conoscenza degli stili, delle modalità di produzione e di servizio, la cultura che ha generato tali modalità sono un’altra parte di questa conoscenza.
I degustatori, abbandonando aspetti divistici che non sono mai utili, e gli appassionati, hanno il compito di diffondere la cultura, attraverso incontri e/o corsi. Principale compito dei produttori, che a differenza dei primi hanno un ruolo economicamente interessato nel processo, devono sostenere, anche economicamente questo processo.
Inoltre l’occasione sarà quella di rendere partecipe l’appassionato non solo del processo di produzione, ma dell’intero percorso che parte dall’ideazione di un prodotto, passando attraverso le fasi di implementazione dei processi produttivi, fino alla sua commercializzazione.
Nello scorso Dicembre insieme ai ragazzi di Brewlab, abbiamo sostenuto un concorso di Homebrewer che avrebbe portato alla realizzazione della 101ers. Il progetto si è evoluto in Collettivo Birra – Birrificio Artigianale Diffuso.
In pratica abbiamo messo sul mercato "quote" di un birrificio (con un unico prodotto) il cui acquisto darà ai soci l’opportunità di prendere parte a tutte le fasi del processo.
Chiarisco subito che le quote non verranno versate a noi ma saranno rappresentate da un versamento a favore di un ente benefico (ancora da decidere) in cambio della cui ricevuta verra fornito al « socio » un azione del Collettivo Birra.
In forza di ciò il socio potrà intervenire nella stesura della ricetta, che parte da quella di Luca e Fabrizio, i vincitori di 101ers che fungeranno da BrewMasters, nella ricerca delle materie prime, nella definizione dell’etichetta e del packaging ed anche nelle fasi produttive. I soci verranno avvisati dei giorni di lavorazione del progetto (cotta, filtrazione, imbottigliamento ecc), nei quali sono invitati a partecipare se lo desiderano.
I contatti avverranno via mail, Skype o telefono.
Il tutto, fasi di processo, sviluppo del packaging, e rendiconto economico, sarà pubblicato su un Blog (collettivobirra.blogspot.com) che verrà aggiornato con gli avanzamenti del progetto.
A fine produzione, un beer camp consentirà di tirare le somme del progetto.
La birra verrà commercializzata, in parte nel locale di Mendrisio (La Birraria) in parte in altri luoghi che si renderanno disponibili, e parte verrà venduto ad offerta libera in Giugno in occasione della festa del birrificio a Stabio. Il ricavato di tutte le operazioni commerciali, al netto dei costi individuati, verrà devoluto all’ente scelto.
Come ho avuto modo di dire sabato, questo vuole essere il nostro contributo alla crescita del movimento. Nell’intento di aiutare ad una comprensione di come si forma il prezzo della birra e nel contempo scambiando emozioni e conoscenza.
La seconda puntata della presentazione sarà a Milano in occasione dell’IBF ed a seguire partirà il progetto.
Stay tuned….
Marcos